Vivere la Pasqua con il cuore ferito

Vivere la Pasqua con il cuore ferito

La Pasqua, con i suoi colori tenui, le tavole imbandite, le uova di cioccolato e le parole di augurio, arriva ogni anno portando con sé un messaggio di rinascita. Per molti è un momento di festa, di ritrovo, di gioia condivisa. Ma per te che stai vivendo un lutto, una perdita, una separazione, queste giornate possono diventare una prova silenziosa e faticosa, spesso vissuta in solitudine.

Durante il lutto le festività non fanno altro che sottolineare l’assenza. Quella sedia vuota a tavola, quel messaggio che non arriverà, quella voce che non si sentirà più. Puoi avvertire una sorta di dissonanza: il mondo sembra celebrare, mentre dentro tu senti un dolore che non conosce stagioni. È ancora più difficile quando gli altri non lo vedono, quando il dolore è silenzioso e sottile, come spesso accade per i genitori che hanno vissuto un lutto perinatale.

Se sei un genitore in lutto perinatale, puoi sentire rimbombare ancora di più tutta la vita mai vissuta…

Accade che, senza ricordi “concreti”, agli occhi degli altri appaia tutto più invisibile, ma il tuo dolore è reale, profondissimo, e in giornate come la Pasqua può tornare a farsi sentire con forza, perché tutto parla di vita, mentre dentro senti solo mancanza.

Anche per te che sei uscita o uscito da una relazione, le feste possono diventare un momento fragile. La separazione non è solo una fine, è anche una riorganizzazione della tua identità, dei tuoi spazi, dei tuoi legami. Le tradizioni cambiano, e potresti chiederti come fare, adesso, a “festeggiare” da sola o da solo, in modo diverso.

Ma proprio Pasqua, nella sua radice più profonda, non è una festa leggera. È una festa che nasce dal dolore, dal silenzio, dalla perdita. Prima della luce, c’è stata l’oscurità. Prima della rinascita, la morte. È questo che può darci un filo a cui aggrapparci. La rinascita non è una forzatura, non è un sorriso di circostanza. È qualcosa che accade nel tempo, quando accogliamo il dolore senza negarlo, quando impariamo a convivere con l’assenza trasformandola in una presenza nuova, intima, profonda.

In questi giorni, allora, non serve fare ciò che non senti. Non servono parole vuote o rituali obbligati. Serve ascoltarti. Concederti una pausa, un gesto di cura, un pensiero gentile rivolto a te stessa/o. Anche restare in silenzio può essere una forma di preghiera, un modo per onorare chi non c’è più e allo stesso tempo rimanere fedele a ciò che sei oggi.

Puoi attraversare il buio, senza dover chiedere il permesso, fino a sperare, senza fretta, che da quel buio possa nascere qualcosa di nuovo. Una forma diversa di amore, un senso che prima non c’era, una luce che piano piano tornerà.

Pasqua non chiede di essere felici. Forse, semplicemente, ci invita a non spegnerci, a credere che, persino quando tutto sembra perduto, qualcosa possa rifiorire, fuori e dentro di noi.

Vivere la Pasqua con il cuore ferito

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