Scrittura espressiva – percorso guidato
Scrivere di sé e delle parti più faticose della propria esperienza è risaputo che produca effetti positivi, al punto che anche la scrittura è definita terapeutica.
La letteratura è intrisa delle vite di donne e uomini che hanno tradotto in parole egregiamente modellate i loro dolori, le fatiche, le conquiste, le speranze, le preghiere, e così via.
Noi siamo comunicatori eccezionali: ci esprimiamo in molteplici forme, capaci di trasmettere, ma anche gettare fuori quel che non possiamo trattenere.
Scrivere non è pratica per pochi: tutti noi, se lo desideriamo, possiamo prendere carta e penna e riempirla coi nostri pensieri.
Spesso la scrittura è usata per trasferire: sono diverse le pubblicazioni che raccolgono le vicende umane con l’intenzione di far conoscere, ma anche far uscire ciò che è impegnativo tenere da soli.
Scrivere con l’intento di esprimere è qualcosa di diverso.
Non si tratta di terapia, cioè non è una cura, tuttavia è un modo per prendersi cura di sé.
Si chiama scrittura espressiva (non terapeutica, né creativa) proprio perché ha in sé l’intenzione di far uscire, spremere. Quindi indagare, approfondire, scoprire retroscena, svelare.
Quante cose sono ciò che sono perché ce le raccontiamo come ce le raccontiamo?
Se prestassimo attenzione al modo in cui ce le raccontiamo, alla precisa scelta di parole che adoperiamo per raccontarcele, il significato resterebbe lo stesso? Era dunque proprio quello il senso che intendevamo assegnare alla vicenda? Ci corrisponde? Ci appartiene?
Mettersi per iscritto è una pratica che richiede attenzione, osservazione, ascolto, pazienza e coraggio.
Il coraggio di svelare i non detti, di indagare oltre le lettere, di vedere oltre le frasi.
Tutti siamo in grado di scrivere e oggi tutti siamo anche in grado di pubblicare i nostri scritti. Certo, poterlo fare è già di per sé benefico, tuttavia la scrittura espressiva è oltre questo, molto più di questo.
Nei percorsi che facilito, durante i quali l’intento è di dare forma alla pena dell’assenza e del silenzio lasciati da un figlio, un genitore, un coniuge, un amico, anche un amico peloso, emergono pezzi di vissuto che possono essere espressi in modo più aderente al proprio sentire, oppure diversamente; talvolta le trame sono stravolte, le dinamiche riviste, gli intrecci snodati.
Le storie prendono forma a poco a poco, sono davvero strizzate fuori, lasciando più leggeri, consapevoli, robusti e sereni.
Si tratta di un percorso perché c’è bisogno di un po’ di tempo per darsi il permesso di guardare oltre la prima stesura. Serve fiducia per permettersi di accogliere e stare in certe riflessioni, serve pazienza per liberare certi nodi.
Si tratta di un percorso da compiere con un facilitatore perché l’occhio esterno può notare ciò che da dentro non puoi vedere. E ancora, serve tempo per entrare in confidenza col facilitatore, sentire di potersi fidare, soppesare le sue domande e con coraggio rispondersi autenticamente.
Il percorso guidato di scrittura espressiva NON è una pratica psicologica o terapeutica, si tratta di un tempo e uno spazio in cui insieme compiamo un percorso: tu sei alla guida, potendo contare sui tuoi e i miei occhi puntati sulla strada.
Il percorso è personalizzato e indicato per facilitare l’evoluzione dei momenti di crisi come un lutto, la fine di una relazione importante o il termine di un percorso lavorativo.
Non sei costretta/o a cavartela da sola/o, chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza, bensì di coraggio! Sai che ce la puoi fare, tuttavia a volte quattro occhi vedono meglio di due.
Scrittura espressiva – percorso guidato