Piangono la scomparsa prematura di…

Piangono la scomparsa prematura di…

Ecco come l’abitudine di usare certe parole traccia nel nostro immaginario un particolare modo di prevedere il futuro.

Un’abitudine che si radica al punto da faticare terribilmente a cambiare prospettiva.

Innanzitutto, come sempre, è difficile trovare la parola ‘morte’ quando si parla di morte… questo lascia ad intendere che sia meglio non morire e che quando accade sia deprecabile.

Tendenzialmente non c’è concesso morire (scompariamo, manchiamo, veniamo meno… senza morire mai), ma se proprio ci tocca farlo, allora che sia al momento opportuno, cioè quando la statistica l’ha decretato ragionevolmente prevedibile e non prima.

Oggi che siamo ‘ancora giovani’ praticamente a qualunque età, finiamo col rischiare di morire tutti prematuramente.

Ogni giorno accompagno le persone attraverso il loro lutto e immancabilmente mi raccontano che il loro caro ‘non sarebbe dovuto morire’ perché era giovane, troppo giovane e aveva ancora tutta la vita davanti!

C’è un destino, un dio, una sorte malevola che punisce a caso o con ragione (quale???): li ha privati del loro amore e ha privato il loro amore del suo futuro.

Ma è davvero così?

In realtà noi non sappiamo quanto vivremo… certo, ci guardiamo intorno e possiamo notare alcune persone raggiungere età invidiabili, altre lasciare questa dimensione molto prima, alcune addirittura prima di nascere.

Ciò ci racconta che ogni storia è unica… il fatto che ad alcuni accadano cose, non significa che succederanno identiche anche ad altri.

Ognuno di noi ha ‘tutta la vita davanti’, finché il suo cuore batte. ‘Tutto’ non significa ‘tanto’ o ‘fino a quel punto là’. ‘Tutto’ è indefinito: si compie nel momento imprevedibile in cui le nostre funzioni vitali si arrestano per sempre. Può accadere dopo un secondo, un’ora, un secolo.

Siamo esseri mortali, cioè fatti per morire.

Il fatto stesso di non ammetterlo e di opporci anche furiosamente contro questa realtà, rende il processo del lutto molto più faticoso, talvolta perenne.

La nostra cultura ci racconta una morte irrealistica, usando parole che ci tengono nello sconcerto, nella rabbia, nel dolore.

Possiamo vantare una delle culture dalle radici più antiche e articolate, eppure non siamo riusciti a fare di meglio che stravolgere la morte al punto da farci schiacciare sotto il suo peso, senza trovare conforto e quasi più cordoglio.

Come abbiamo fatto a ridurci così?

…le persone dolenti e infelici sono innocue. Restano nel loro cantuccio, ripiegate su loro stesse, impiegando le loro energie per sopravvivere, senza averne altre con cui interessarsi d’altro.

Una società dolente e infelice è facilmente addomesticabile…

Ciò che pensiamo della morte non è farina del nostro sacco, è ciò a cui siamo stati educati, è l’abitudine radicata a pensare che abbia quel particolare valore e significato.

Cambiare le nostre abitudini è fra le cose più impegnative e difficili, ma dando un’occasione al cambio di prospettiva, rischiamo di migliorare la nostra esistenza, persino stravolgerla, scoprendoci chi nemmeno avremmo immaginato.

Se ti senti pronta o pronto ad esplorare altre versioni della tua storia, posso accompagnarti in questo percorso.

Piangono la scomparsa prematura di…

Pubblicato per la prima volta il 14 gennaio 2024

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