Il destino esiste?
Inutile, io non credo al destino.
La mia vita è questa qua: fatta di treni che ho preso, che ho lasciato andare e che ho perso.
Sarebbe potuta essere diversa, invece è questa.
La sto facendo io.
Diventando sempre più consapevole di quali siano le stazioni e scegliendo: di perdere, prendere, lasciare andare.
Le esperienze che mi è capitato di vivere mi hanno forgiato. Mi hanno forgiato così, perché io ho scelto di farmi forgiare così.
Non esiste un destino, ma esiste una morale: la mia etica.
E la mia etica è la responsabile dei traguardi che raggiungo, come quelli che disattendo. Ne ho disattesi una marea. Perché più importante di arrivare, per me, è in che modo percorro quel tratto di strada.
Non raggiungerò mai quel successo a cui tutti sembrano essere destinati, se davvero lo vogliono.
Perché io non lo voglio. Non il successo.
Voglio quel senso di pienezza che giunge da soddisfazioni che valgono solo per me.
Quando ero piccola avevo un’idea precisa di cosa volessi diventare da adulta: la mamma, dicevo a tutti.
C’è stata, per caso, una maternità che ha profondamente cambiato la mia prospettiva del mondo e di me nel mondo.
Sono diventata la madre di due figlie morte.
Non era destino: è capitato.
Ma non è capitato che in seguito prendessi certi treni, ne lasciassi passare altri e ne perdessi altri ancora. Non è capitato.
L’ho scelto.
Ho scelto d’essere questa persona qua.
Rinnovo ogni giorno la scelta di chi essere.
Non ho idea di quali saranno le mie prossime stazioni, ma ho ben presente come potrò arrivarci. Oppure no.
Ché il traguardo è sovrastimato.
Il resto è ciò che conta.
Il destino esiste?
Pubblicato per la prima volta il 1 giugno 2019