Grazie
Oggi, di otto anni fa, sono nata mamma della prima figlia che non c’è.
Come ogni volta che sono nata mamma di uno dei miei figli, non sapevo come avrei dovuto fare… ho imparato un po’ per volta.
Come ho fatto per ogni maternità, ho cercato di documentarmi, per riuscire meglio nell’impresa.
Di questa maternità si parla poco in giro. Per lo più sembra essere un ergastolo di dolore.
Beh, non volevo che lo fosse, così ho cercato ancora, ancora e ancora…
Come ogni maternità, nella prima fase, le notti insonni mi hanno succhiato gran parte delle energie: non era il pianto di una piccola bambina a spezzarmi il sonno, bensì il mio.
Come ogni maternità, la famiglia intera si è dovuta adattare ad un nuovo ritmo: non era la presenza di una piccola bambina a concentrare su di sé tutte le nostre energie, bensì la sua assenza. E si può capire quanto certe assenze possano essere presenti solo passandoci attraverso.
Come dopo ogni maternità, il mio corpo si è dovuto riprendere: questa volta era riuscito a mettere al mondo un figlio, senza strappi né cuciture, tuttavia doleva come mai prima di allora.
Questa, come ogni maternità, muta col tempo e col crescere delle persone: qui continuo a crescere solo io e basta per entrambi.
Sono passati alcuni anni e questa maternità non è affatto un ergastolo di dolore. Piuttosto è un costante invito a fare bello e fare meglio fuori e dentro di me.
Così oggi lo voglio dedicare a ringraziare.
Ringrazio il mio corpo che si è fatto trafiggere, rovistare e ricucire senza mai fiatare. Per un po’ l’ho creduto il peggiore dei traditori, quando invece prosegue ad essere qui, mio valido e ottimista sostenitore.
Ringrazio il mio cuore che con i suoi 40.000 neuroni non ha mai smesso di dialogare con quel razionale del mio cervello. Ringrazio il mio cervello che non ha mai smesso di ascoltare quel passionale del mio cuore. Ringrazio che alla fine questo dialogo abbia prodotto una sintesi capace di farmi essere perfino mamma di una figlia (anzi due) che non c’è.
Ringrazio questa bambina che chissà quali fossero i suoi sogni… io sono certa di avere desiderato lei e proprio lei, e lei è giunta. Tutto il resto non è dipeso da noi.
Ringrazio la mia famiglia che con affetto e fiducia, ha atteso che imparassi ad essere anche questa mamma qua. Abbiamo fatto alcuni passaggi insieme, ma altri restano del tutto personali e non è sempre stato facile trovare la strada giusta per me: il più delle volte si è trattato di viaggiare lontano, con la paura di perdermi. Loro non mi hanno trattenuta e io mi sono sempre ritrovata.
Ringrazio questa vita, che con le sue imboscate mi costringe a guardarmi dentro e scoprire davvero chi sono, ovvero la sintesi tra ciò che vorrei essere e ciò che sono capace di diventare. Qualche volta mi stupisce scoprire quanto posso essere diversa dal mio ideale e quanto l’ideale che ho di me sia riduttivo e depistante.
Ringrazio, perché ho potuto avere tutti i figli che ho desiderato.
Grazie
Pubblicato per la prima volta il 21 febbraio 2019